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Inter, così Conte ha recuperato Christian Eriksen

Risolte le incomprensioni, Antonio Conte ha rivitalizzato l’ex Tottenham che solo un mese fa era pubblicamente “fuori dal progetto tecnico”

Un mese fa era sul mercato per ammissione dello stesso Marotta, oggi si è ripreso l’Inter da titolare nella partita più importante della stagione. Sembra passato un secolo, ma Christian Eriksen, bocciato prima da trequartista e poi da play, è da mezzala, cioè da “secondo play” al fianco di Brozovic, che ha trovato la sua ragion d’essere in nerazzurro.

Tutto è cambiato da quel gol su punizione proprio contro il Milan in Coppa Italia. La sliding door di San Siro: da un derby all’altro Eriksen è stato schierato titolare 3 volte, in tutte le ultime uscite (compresa la Juve in Coppa) e in 3/4 delle ultime giornate di Serie A contro Benevento ma soprattutto Lazio e Milan, sfide in cui il danese ha convinto anche gli ultimi scettici. 

Eriksen, il metronomo senza bonus

E senza segnare o fare assist. Anche se soltanto i totem Lautaro (12) e Lukaku (10) hanno calciato più di lui (5, di cui 1 palo e 2 in porta). Bonus non ce ne sono, i numeri di Eriksen sono da ricercare altrove: nelle ultime 3 giornate in cui ha giocato dal primo minuto, Eriksen è stato il nerazzurro che ha completato più passaggi (159 riusciti su 180 realizzati). E passaggi intelligenti: solo Perisic (7) ha realizzato più passaggi-chiave di Eriksen (6), capace di leggere l’azione in anticipo e di creare spazi con un timing perfetto: vedere la palla che ha permesso a Perisic di realizzare l’assist per il 2-0 di Lautaro nel derby.

Eriksen non compare nel tabellino, ma quel gol l’ha confezionato lui. Illumina il gioco senza farsi notare. Sono 2 le big chance create dal danese nell’ultimo periodo, al pari dei top della speciale classifica Perisic e Lukaku. E sono 10 i cross tentati (3 i riusciti) in situazioni di open play, più di ogni altro compagno, anche degli esterni a tutta fascia di Conte (Perisic è a quota 8, Hakimi a 6). Se invece si considera l’intera Serie A, tra i centrocampisti solo Locatelli (276), Milinkovic (202), Villar (196) e Freuler (188) hanno toccato più palloni di lui. Da emarginato in casa a fulcro del gioco, in sole tre partite.

Il nuovo Eriksen è un Vidal 2.0?

Non è un mistero che il punto di forza dell’ex Tottenham sia la tecnica individuale. La novità è che lo è diventato anche in fase di non possesso: Eriksen non è uno che fa a sportellate (pochi contrasti e 0 tackle tentati), ma è stato comunque capace di recuperare (non intercettare, recuperare) ben 21 palloni. Solo Skriniar (22) ha fatto meglio nello stesso periodo. E i duelli aerei? Sono 3 quelli vinti, 0 quelli persi: Eriksen salta solo quando serve, quando è certo di poter recuperare palla. Altrimenti non perde tempo e cerca subito il posizionamento migliore per l’azione successiva. Il danese è stato catechizzato da Conte: colui che all’inizio storceva il naso per la sua poca funzionalità in fase di interdizione, adesso si ritrova tra le mani il centrocampista più bravo nel mettere la gamba al posto giusto nel momento giusto.

In poche parole: davanti Eriksen si conferma un regista avanzato di livello assoluto, mentre dietro (dopo un atterraggio incerto nel pianeta Serie A) è diventato una sorta di “secondo” Vidal. Anche perché il cileno quello vero, primo amore di Conte ma lontano dalla miglior versione di se stesso, sembra ormai essere stato scalzato nelle gerarchie. Potrebbe essere dunque proprio il nuovo Eriksen ad illuminare l’ultimo ma decisivo tratto di strada nerazzurro verso il diciannovesimo scudetto, il primo post dominio Juve.

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