Alessandro Zanoli merita più spazio

Il classe 2000 ha ampiamente dimostrato di poter ambire a scenari prestigiosi e le panchine di questo inizio di stagione non possono oscurarne le qualità

Alessandro Zanoli in maglia Napoli

È evidente che la titolarità e la leadership di capitan Di Lorenzo – il primo della storia del Napoli a sollevare il trofeo di “Campioni d’Italia” dai tempi di Diego Armando Maradona – non possano essere messe in alcun modo in discussione. Tuttavia, è quanto meno sorprendente – nell’accezione negativa del termine – che Alessandro Zanoli non abbia ancora disputato un singolo minuto in questa edizione di Serie A: per il laterale classe 2000, fin qui, soltanto 8 panchine in altrettante convocazioni. Un impiego del tutto nullo che in pochi si aspettavano, soprattutto alla luce di quanto fatto vedere nella seconda metà della passata stagione in prestito alla Sampdoria, semestre in cui ha dimostrato a suon di prestazioni di meritare a tutti gli effetti un posto da protagonista in questa categoria.

Zanoli non può essere una semplice riserva

Un giocatore col fisico di un difensore centrale e l’atletismo di un duecentista, in grado di coprire agevolmente la corsia di destra garantendo spinta e copertura. Il tutto ad una velocità impressionante: un laterale moderno a tutti gli effetti, capace di adattarsi alle richieste dell’allenatore e scalare il suo raggio d’azione senza che le sue prestazioni ne risentano. È il resoconto più sintetico e allo stesso tempo esaustivo di appena sei mesi di prestito in blucerchiato, esperienza che lo ha visto crescere in maniera esponenziale sotto ogni punto di vista. Si è distinto in tutte le apparizioni in maglia Doria come uno dei migliori in campo, concludendo la stagione con 2 reti e 2 assist all’attivo in una squadra poi retrocessa tra mille difficoltà. Nella Samp che si schierava con una difesa a 3 ha ricoperto prevalentemente la posizione di esterno di centrocampo, soluzione tattica che gli ha permesso di scatenare tutto il suo potenziale in campo aperto, nobilitandone le doti di progressione e di aggressione dello spazio e mettendone in evidenza anche una certa propensione al dribbling (27 riusciti a fronte di 39 tentati). Insomma, il prototipo ideale del “quinto di gasperiniana fattura”: forte fisicamente, esplosivo e presente nelle due fasi, con gol e occasioni create nel suo bagaglio, tanto da attirare su di sé le attenzioni di diversi club italiani ed europei.

La gestione “rivedibile” della sua crescita

A 23 anni sembrava finalmente arrivato un meritato punto di svolta nella sua carriera. Al rientro dal prestito che lo aveva responsabilizzato e ne aveva accresciuto il valore, il Napoli si ritrova in casa un giocatore “fatto e finito”, pronto per i palcoscenici importanti che la squadra campione d’Italia avrebbe dovuto affrontare. Si opta per puntare su di lui, integrandolo in pianta stabile in rosa come vice-Di Lorenzo – ruolo che aveva già dimostrato di poter assolvere egregiamente in una delle rare occasioni in cui il numero 22 aveva dato forfait, nel finale della prima stagione in azzurro di Luciano Spalletti – ma che dopo quanto fatto vedere nell’annata precedente rischiava di stargli un po’ stretto. A due mesi dall’inizio del campionato, dopo un calendario fittissimo fatto di incontri ravvicinati e turni infrasettimanali, la gestione di Zanoli risulta a dir poco incomprensibile: fin qui Garcia non lo ha inserito neanche per un minuto, non concedendo un attimo di sosta al suo capitano, che non a caso nelle ultime uscite è parso meno lucido del solito. Con il senno di poi, mantenere in rosa un giocatore che ha dimostrato qualità importanti – e che potrebbe tranquillamente fare il titolare in più della metà delle squadre del campionato – per poi relegarlo in panchina, annullandone i progressi e il possibile apporto alla squadra, è una mossa doppiamente controproducente, non propria di una società lungimirante come il Napoli.

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