Talking Point: Mkhitaryan è indispensabile per la Roma di Mourinho

Henrikh Mkhitaryan in questa stagione ha cambiato pelle, reinventandosi a centrocampo e diventando il cervello della Roma di Mou

Hemrikh Mkhitaryan, Roma

La strepitosa vittoria nel derby ha riportato il sorriso in casa Roma, dopo i due pareggi ottenuti in extremis e con prestazioni molto sottotono contro Udinese e Spezia. Il successo sulla Lazio è arrivato anche grazie alle mosse tattiche di Josè Mourinho, che ha rinunciato a un opaco Zaniolo, alzando il raggio d’azione di Mkhitaryan. Mossa decisiva, con l’armeno che ha confermato ancora una volta in più di essere imprescindibile per questa Roma.

La metamorfosi di Mkhitaryan

I conclamati problemi a centrocampo della Roma, priva di un regista da inizio anno, hanno porta Mourinho ad abbassare la posizione di Mkhitaryan, arretrandolo nella zona dei centrocampisti. Una scelta atta a dare maggiore qualità a un reparto più muscolare che tecnico e che ha messo l’armeno al centro del gioco dei giallorossi. L’ex Arsenal e United ha risposto sorprendentemente bene alla scelta di Mou, adattandosi in un ruolo nuovo per lui e prendendo in mano la squadra. Il portoghese ha ammesso come Miki sia, sostanzialmente, il giocatore più continuo nel rendimento in stagione e sorprende il fatto che questa continuità arrivi in una posizione inedita, a cui il calciatore si è adattato con estrema rapidità.

A inizio anno si pensava a un ruolo maggiormente da comprimario per Mkhitaryan, partito in sordina come esterno nel 4-2-3-1. Il cambio ruolo invece l’ha completamente revitalizzato, restituendo alla Roma un giocatore irrinunciabile, tanto che il suo rinnovo di contratto è diventato ormai una priorità. La metamorfosi ha portato a una seconda vita per l’armeno, tornato a essere essenziale per i giallorossi.

Il cervello della Roma

Hemrikh Mkhitaryan, Roma
Henrikh Mkhitaryan (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Mkhitaryan ha finora giocato 27 partite, di cui 26 da titolare. Pedina imprescindibile, ha messo a referto appena 3 gol e ha servito 5 assist. I suoi numeri sotto porta sono evidentemente calati, complice quell’arretramento di posizione che lo ha portato a giocare lontano dalla zona offensiva. In mezzo al campo però è un gigante, con 1.36 dribbling a partite, ben 1.57 passaggi chiave e addirittura 6.92 palloni rubati in media per ogni match (nessuno più di lui tra i giocatori di movimento della Roma con almeno 1000′). A 33 anni, l’armeno si è riscoperto un centrocampista box-to-box eccezionale e alla sua immensa qualità ha abbinato una grande condizione fisica, difficile forse da immaginare a inizio anno. Così Miki si è conquistato la Roma, diventando il cervello dietro le operazioni, recuperando palloni e dando ordine in mezzo al campo. Ora però, all’orizzonte, potrebbe esserci un nuovo cambiamento.

Back to action

A far storcere il naso sono quei 3 gol e 5 assist, un apporto minimo per un giocatore come Mkhitaryan. La Roma da inizio anno palesa evidenti problemi in zona gol, dove segnano praticamente solo Abraham e Pellegrini (come analizzato qui da noi qualche settimana fa). La mossa per stravincere il derby è stata quella di riportare l’armeno un po’ più avanti, facendolo riaffacciare in zona offensiva: uno scenario che potremmo rivedere. L’innesto di Oliveira sopperisce a quel problema di mancanza di qualità in mezzo al campo e permette a Mourinho dunque di schierare qualche metro più avanti Mkhitaryan, sacrificando uno Zaniolo che si accende solo a fiammate. Così facendo, l’enorme qualità dell’armeno può scatenarsi anche sulla trequarti offensiva, offrendo un apporto che può risultare decisivo. Finora Miki è stato il cervello della Roma, ora può diventare anche l’arma in più per un finale che, tra Conference League e corsa al quinto posto, ha ancora tanto da dire per i giallorossi.

A cura di Danilo Budite

Leggi anche

Loading...