Euro 2020: Come gioca la Spagna

Come gioca la Spagna di Luis Enrique, la squadra che affronterà l’Italia nella semifinale di Euro 2020

Spagna Euro 2020

Giocatori chiave

Quanto ci mancherai, Spinazzola. Le tue cavalcate sulla corsia mancina rimarranno iconiche quando ripenseremo ad Euro 2020. Lo “Spinazzola” spagnolo, invece, è integro e giocherà contro l’Italia. Jordi Alba ha 32 anni, ma fa ancora della velocità e della resistenza le sue migliori caratteristiche.
Nel 2012, ricorderai, ci ha puniti con la rete del 2-0 al 41′, in quella finale vinta sull’Italia per 4-0. Altri tempi, altra Italia. Adesso siamo ancora più forti e sicuri di noi. Contro il Belgio ha sofferto contro Doku, ma Di Lorenzo dovrà tenere a bada le incursioni di Jordi Alba. Ci sarà ancora da sudare sulla nostra corsia destra.

A centrocampo Pedri, classe 2002 del Barcellona, sta conquistando la scena europea. Si è preso il primato del torneo per chilometri percorsi e passaggi riusciti. Assurdo, poiché in teoria più chilometri percorri e più dovresti perdere lucidità. In teoria. 52 presenze, 4 gol e 6 assist alla sua prima stagione blaugrana ed il più giovane calciatore spagnolo ad esordire in una competizione importante.

Nelle prime due partite, però, la Spagna è rimasta fuori casa. Luis Enrique ha cercato dappertutto, ma le chiavi di questa squadra le aveva Sergio Busquets. Quando è tornato dopo il Covid, ha aperto le porte del centrocampo spagnolo, dando nuova vita a tutta la squadra. Alto e dinoccolato, nessun bambino da grande vorrebbe essere Busquets. Eppure, senza giocatori come lui, la squadra non girerebbe nemmeno. Ha lui le chiavi del gioco spagnolo e del Barcellona. Avrebbe potuto diventare un insegnante di educazione fisica da quante persone riesce a far correre: fa galoppare i propri compagni con i suoi passaggi, ma fa anche correre a vuoto gli avversari, i quali lo inseguono, ma lui, da fermo, non si fa mai prendere. Busquets è razionalità nell’istintività della giovane Spagna, saggezza nell’inesperienza e calma nella frenesia.

Come gioca la Spagna

Pedri e Ferran Torres a Euro 2020 (Credit: IMAGO)

L’allievo supererà il maestro? Per certi versi, l’abbiamo già superato.

La cultura calcistica spagnola è possesso palla, dominio della partita. Quella italiana è considerata storicamente “catenaccio e contropiede”. Niente di più lontano dalla Nazionale che ha messo in piedi Roberto Mancini, con la bellezza del gioco come stella polare da perseguire nel nostro cammino verso Wembley. Adesso che a Wembley ci siamo, vogliamo tornarci ancora una volta. Come? Utilizzando le stesse armi spagnole. Possesso palla, dominio della partita. Antonio Conte nel 2016 li ha battuti giocando all’opposto. Mancini vuole superare Luis Enrique ad armi pari.

La Spagna gioca con un 4-3-3 con il tanto criticato Morata come punta centrale. L’attaccante juventino esce spesso dall’area di rigore per scambiare con i compagni lasciando l’area sguarnita, ma Chiellini e Bonucci sono già pronti ad inghiottirlo se dovesse provare ad avvicinarsi al “piccolo” Donnarumma. Possono farci male in due modi: il possesso palla e l’utilizzo delle fasce. L’uomo che può infondere calma e fiducia alla Spagna è Sergio Busquets: con lui il possesso palla è garantito, e mantenere il possesso vuol dire acquisire fiducia con il passare dei minuti. Sulle fasce, poi, i vari Torres, Oyarzabal e Olmo vengono sostenuti dalle sovrapposizioni di Azpilicueta e Jordi Alba.

Per sopravvivere abbiamo bisogno dei ripiegamenti difensivi di Insigne e Chiesa e, se necessario, della freschezza di Berardi o addirittura Bernardeschi nella ripresa. Abbiamo bisogno di tutti, ora più che mai.

L’allenatore: Luis Enrique

Luis Enrique, CT Spagna (Credit: IMAGO)

Nessun giocatore del Real Madrid è stato convocato per Euro 2020 da un allenatore che, nel corso della propria carriera da calciatore, ha abbandonato il Real per passare al Barcellona. Un allenatore che, proprio col Barcellona, ha vinto il triplete nel 2015. La Spagna è spaccata in due ed una grande fetta della popolazione non sostiene questa Nazionale, contraria all'”anti-madridismo” di Luis Enrique.

L’ex allenatore della Roma, però, non si è mai nascosto. Ha sempre protetto i propri ragazzi, continuando per la propria strada. Nella capitale italiana dovette fare le valigie dopo una sola stagione, dopo un settimo posto ed un’eliminazione dall’Europa League contro lo Slovan. Luis Enrique è, adesso, a 51 anni, un allenatore diverso. Un uomo diverso.

Durante le qualificazioni ad Euro 2020 aveva lasciato il controllo della Nazionale. Dietro la dicitura “motivi familiari” si nascondeva la malattia della figlia Xana, 9 anni, sconfitta da un tumore alle ossa. Luis Enrique è tornato alla guida della Nazionale nel novembre 2019, riprendendo il suo posto a discapito del vice ed ex amico Moreno. Quest’ultimo avrebbe voluto guidare la squadra anche durante gli Europei, ma Luis Enrique non ci ha pensato due volte e l’ha allontanato dallo staff.

C’è voglia di vincere negli occhi di Luis Enrique. Negli occhi di un uomo che ha conosciuto la vera sconfitta e non vuole più vivere niente di simile.

A cura di Samuele Mandarò

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