Cosa non ha funzionato nell’Atalanta 2021/22

L’Atalanta per la prima volta in quattro anni non si è qualificata alla prossima Champions League: ecco cosa non ha funzionato

Giampiero Gasperini , Atalanta

Dopo tre qualificazioni consecutive in Champions League grazie a tre terzi posti negli ultimi tre anni, l’Atalanta quest’anno potrà al massimo raggiungere la qualificazione in Europa League. Una stagione se vogliamo deludente per la squadra di Gasperini, sembrata scarica a livello fisico e motivazionale in alcuni tratti della stagione. I risultati in campionato e la brutta sconfitta casalinga contro il Lipsia in Europa League, hanno ulteriormente messo in mostra alcuni problemi che in questa stagione si solo palesati con regolare frequenza.

Nel match di ritorno dei quarti di finale di Europa League, la Dea è andata in fatica con il ritmo dettato dal Lipsia; dinamica non frequente, se pensiamo che negli ultimi anni l’Atalanta è stata una delle poche squadre italiane a giocarsela alla pari – dal punto di vista del ritmo – con (quasi) tutte le avversarie anche in Europa. Quest’anno però, la mancanza di alternative, l’assenza di un giocatore a la Papu Gomez e alcune indisponibilità prolungate hanno fatto sì che i bergamaschi non siano riusciti a lottare per la Champions League.

I giocatori più utilizzati nell’Atalanta

Teun Koopmeiners of Atalanta BC
Teun Koopmeiners (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Gasperini ama variare l’undici iniziale e ama coinvolgere tutti i componenti della rosa: ben nove giocatori hanno infatti giocato più del 50% dei minuti totali in 36 giornate e in quindici hanno giocato più di 15 partite partendo dal primo minuto. Solo sei però hanno superato i 2000 minuti in campionato – anche per via, come già detto, dei tanti infortuni: oltre al portiere Musso (2752′), i più utilizzati nell’Atalanta sono due difensori centrali, Palomino (2502′) e Djimsiti (2074′), i due mediani, De Roon (2367′) e Freuler (2205′) e il terzino Zappacosta (2189′)

Un dato che nonostante l’arrivo di Koopmeiners, sempre più presente nell’undici iniziale nella seconda parte di stagione, riflette i numeri della scorsa stagione, quando i due infaticabili motori del centrocampo nerazzurro chiusero la stagione col primo e il secondo minutaggio complessivo.

  1. J. Musso (2752′)
  2. J. Palomino (2502′)
  3. M. De Roon (2367′)
  4. R. Freuler (2205′)
  5. D. Zappacosta (2189′)
  6. B. Djimsiti (2074′)
  7. T. Koopmeiners (1961′)
  8. M. Demiral (1896′)
  9. M. Pasalic (1868′)
  10. D. Zapata (1607′)

(qui la classifica completa)

Gli infortuni e la (conseguente) mancanza di alternative

Matteo Pessina of Atalanta
Matteo Pessina (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Uno dei fattori che ha sicuramente influito nell’Atalanta è l’aumento del numero di infortuni muscolari, spesso anche di notevole entità e di conseguenza con tempi di recupero più lunghi. Lo scorso anno infatti, a rimanere ai box per tempi più lunghi (4 o più partite saltate) furono Caldara, Hateboer, Pasalic, Pessina e Sutalo, ma solo l’infortunio di Mario Pasalic era di carattere muscolare, mentre tutti gli altri hanno dovuto curare problemi a livello osseo o tendineo.

Diverso il discorso dell’attuale stagione, dove gli infortuni più lunghi sono aumentati e la maggior parte sono stati di carattere muscolare. Tra i giocatori ad aver saltato almeno quattro partite consecutive, solo Hateboer e Djimsiti hanno avuto un problema osseo. Tra gli infortuni più “gravi” a livello muscolare, spiccano quelli di Muriel e Zapata – unici due attaccanti disponibili – ma anche Toloi, Scalvini, Demiral e Pezzella sono rimasti ai box per diverso tempo.

Un problemaccio, che in alcune fasi del campionato non ha permesso a Gasperini di effettuare le classiche rotazioni nell’undici titolare. Per un paio di partite, Gasp ha dovuto anche adattare un centrocampista nel ruolo di prima punta, mentre in difesa la coperta è corta e gli infortuni dei difensori citati hanno spesso costretto De Roon ad arretrare di qualche metro la sua posizione, finendo a fare il braccetto di difesa.

Delusione Boga: alla Dea serve un Gomez

Jeremie Boga (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Un calcio ad altissima intensità, con gli esterni che giocano un ruolo fondamentale così come i due trequartisti. Nell’Atalanta della stagione 2021/22 c’è però un problema ancora irrisolto: manca (ancora) un Papu Gomez. Per intenderci, un giocatore capace di creare superiorità numerica sulla trequarti dopo un dribbling e che possa – con una giocata – risolvere partite difficili, con pochi spazi, concretizzando appunto la superiorità numerica. L’acquisto di Jeremie Boga, un calciatore con caratteristiche molto diverse dal Papu, voleva risolvere proprio questo problema, ma l’ex Sassuolo non è ancora il giocatore ammirato ormai due stagioni fa.

Boga ha realizzato fin qui 0 gol e 0 assist in 12 presenze (6 da titolare) con l’Atalanta. Il trequartista del Siviglia, negli ultimi 4 mesi alla Dea – quelli dello scorso campionato – provava la conclusione 3.90 P90, contro i 2.36 di Boga, un tiro in meno a partita. 0 è anche il numero di chance create dall’ivoriano in 632 minuti; ciò significa che la superiorità numerica creata con il dribbling (28/50 riusciti per Boga, 15/22 per Gomez), non viene poi concretizzata.

A dar manforte alla tesi, c’è anche il numero di assist forniti dal Papu Gomez. L’attuale giocatore del Siviglia ha infatti totalizzato 49 assist, risultando il migliore in Serie A nei suoi anni con Gasperini. Gomez preferiva partire a piede invertito, accentrarsi e dialogare con la prima punta o con il trequartista opposto, per poi decidere se concludere a rete o imbucare Muriel e Zapata; al contrario, Boga ama partire sempre a piede invertito, ma non ha nelle corde il dialogo nello stretto con i compagni, piuttosto preferisce accentrarsi in dribbling e provare la conclusione sul palo lontano. E finché queste giocate che una volta gli riuscivano facili non torneranno a vedersi sui prati di Serie A, l’Atalanta avrà una soluzione in meno per trovare la rete.

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