Milan, l’importanza del fulcro Hakan Calhanoglu

La centralità del 10 rossonero nella manovra offensiva di Stefano Pioli, spiegata attraverso i suoi numeri

Hakan Calhaonglu in maglia Milan

Prima di risultare positivo al Covid, in questo campionato il numero 10 del Milan non aveva ancora mai saltato neanche una partita. Poi gli stop forzati con Cagliari, Atalanta e Bologna. Alla fine però Hakan Calhanoglu, che una settimana fa ha finalmente sconfitto il virus, tornerà sicuramente in pianta stabile nello scacchiere di Stefano Pioli, già dal match contro il Crotone.

Con 15 presenze da titolare sulle 17 totali, nel girone di andata il turco è stato il rossonero che ha giocato di più dopo Kessié. Da qui si intuisce la sua centralità per l’economia del gioco del Milan: tatticamente, Hakan per Pioli è fondamentale nel dettare i tempi in avanti e nel portare imprevedibilità in zona-gol.

Calhanoglu l’assistman

Primo compito di Hakan: innescare i compagni. Fatto: Calha è il re degli assist (5) nello spogliatoio rossonero, in Serie A hanno fatto meglio solo Mkhitaryan (8) e Brozovic (6) tra i centrocampisti. L’ex Bayer è il quarto milanista per numero di passaggi tentati (746) dietro Calabria (948), Kessie (944) ed Hernandez (761), ma sorpassa il francese nella classifica di quelli riusciti. Tradotto: è Calha il cervello del Milan quando la palla arriva nella metà campo avversaria.

Non a caso è lui il maestro – per distacco – dei passaggi chiave, non solo a San Siro ma in tutti i campi di Serie A: sono 59 le volte in cui ha “spezzato” la linea di difesa avversaria creando una chance di andare al tiro per un compagno (insegue De Paul a 49). E non a caso è l’uomo di Pioli che finora ha preso più botte – 26 i falli subiti – in mezzo al campo: soltanto gli esterni a tutta fascia Hernandez e Calabria sono stati “abbattuti” più di lui. Segnale che il dieci del Milan è molto coinvolto nella manovra, i compagni lo cercano spesso e Hakan a sua volta cerca (o meglio trova, o disegna per) gli altri.

Un vero e proprio apri-scatole, il fulcro della trama offensiva rossonera, il migliore tra i suoi anche per big chance create (7) e per cross effettuati non da corner (53). Non basta?

Calhanoglu il finalizzatore

Hakan prova a darsi da fare anche a ridosso dell’area di rigore avversaria, ma fin qui la sua stagione sembra maledetta. Il secondo calciatore del Milan (dietro Ibra) nonché quarto centrocampista della Serie A (dietro Messias, Mkhiaryan e De Paul) per mole di tiri effettuati (ben 44, di cui 13 in porta), finora ha realizzato… soltanto 1 gol. Per di più, da calcio di rigore (vs Lazio). Qui pesa come un macigno la sfortunata statistica dei legni centrati, ben 5, che lo rendono il “re del palo” del campionato.

Pessima etichetta, ma se il Milan è la quinta squadra che calcia di più in Serie A è anche e soprattutto grazie a lui. E non è che Calhanoglu pensi sempre al tiro, anzi. I numeri dimostrano che il trequartista di Pioli pensa prima di tutto al passaggio, andandosi anche a cercare lo spazio sufficiente qualora non ci fosse: sono 18 i dribbling riusciti sui 28 tentati, ottima la percentuale di riuscita (64%).

Il prossimo ed ultimo compito, ad Hakan, glielo assegnamo noi: aggiustare leggermente la mira

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