Loading

La paura di perdere sta soffocando la Serie A

Record negativo di reti in una Giornata di Serie A. Un turno emblematico di un problema culturale.

20 squadre, 10 partite, soltanto 11 gol. La 7^ Giornata 2025/26 si aggiudica il lugubre titolo di peggior turno della storia della Serie A: da quando il campionato accoglie venti squadre, mai erano state segnate così poche reti.

Dopo sette sole partite, raramente si era visto un atteggiamento così speculativo e rinunciatario da parte di squadre in lotta salvezza. Il macabro primo pomeriggio di sabato, per la noia dei poveri tifosi presenti all’Arena Garibaldi e al Via del Mare, apre (in)degnamente le danze: primi tempi lenti, secondi quasi disturbanti, come se le due squadre nel tunnel avessero stipulato un patto di non aggressione per spartirsi comodamente un punto, rinunciando a qualsiasi ambizione di bottino pieno.

Il 3-5-2 difensivo imperversa, vige il divieto di attaccare finché non si è preso uno schiaffo. L’unico imperativo è distruggere ciò che crea l’avversario, l’occupazione degli spazi è studiata al millimetro, qualunque forma di iniziativa è repressa. Non si devono prendere rischi. Nulla deve sfuggire al controllo. Tutto deve funzionare olisticamente in nome dell’equilibrio

Una mania che affligge sempre di più gli allenatori moderni, a cominciare da Antonio Conte: in assenza della chiave di volta Politano, la legge del contrappasso contiano impone di schierare Spinazzola alto a sinistra. Soltanto quando il blocco basso degli avversari è ormai stanziale e la partita in salita, si può fare ricorso agli esterni offensivi. 

Legge della speculazione di cui sono firmatari Vieira e Cuesta, insieme alla co-produzione dell’horror Genoa-Parma. Dopo 42’ di nulla cosmico, il fattaccio: Ndiaye viene espulso e il tecnico spagnolo rivela definitivamente la sua natura, togliendo Bernabè per Valenti. Il timido Vieira allora decide di spiccare il volo, osando addirittura togliere i terzini dall’attacco per metterci nientedimeno che gli attaccanti. Risultato finale? Ovviamente 0-0, con il Parma che decide di riscrivere la storia degli Expected Goal, sfiorando un mistico 0.05.

Legge della speculazione di cui sono firmatari Vieira e Cuesta, insieme alla co-produzione dell’horror Genoa-Parma. Dopo 42’ di nulla cosmico, il fattaccio: Ndiaye viene espulso e il tecnico spagnolo rivela definitivamente la sua natura, togliendo Bernabè per Valenti. Solo allora il Genoa prende coraggio, ma il finale è quello scritto nel copione: 0-0, con il Parma che decide di riscrivere la storia degli Expected Goal, sfiorando un mistico 0.05.

Il diktat è chiaro: mantenere il più a lungo possibile lo status quo e sperare succeda qualcosa di buono. Filosofia di cui il demiurgo Allegri è maestro, con la tattica infallibile del cambio migliorativo: reggere un’ora di partita badando a controllare gli eventi e solo allora cercare di rompere l’equilibrio indotto, mandando in campo il miglior giocatore a disposizione, appositamente tenuto al caldo.  C’è chi può permettersi di farlo ed è in testa alla classifica, c’è chi Ekhator, il migliore nel suo ruolo, reduce da gol di tacco al Maradona e rete in U21, lo mette gli ultimi 20 minuti, nell’osservanza religiosa del sacrosanto equilibrio.

È il campionato della paura, della negazione: non ci si espone per non subire, a costo di non proporre nulla. L’ansia del risultato ha sempre la meglio: si gioca prima di tutto per non perdere, più che per vincere. E il problema è che questo approccio cristallizzato nella nostra cultura calcistica, fondato sulla riduzione al minimo del rischio, tutto sommato paga.

Leggi anche

Failed to load data