Può essere l’anno della resurrezione di Robin Gosens?

L’acquisto di Cuadrado potrebbe essere funzionale alla rinascita dell’esterno tedesco.

Robin Gosens in maglia Inter

C’è una specifica tipologia di gol che manda in fibrillazione i fanatici del 3-5-2: il famoso “da quinto a quinto”. L’esterno di una fascia crossa, il suo corrispettivo opposto chiude – la maggior parte delle volte – sul secondo palo. Può capitare che gli interpreti si somiglino, siano entrambi ottimi crossatori con tempismo e freddezza sotto porta. Ma è raro. È decisamente più probabile che “i quinti” siano tra essi complementari: uno rifornisce, l’altro ringrazia, e il mister è felice. A partire da questi presupposti potrebbe rinascere Robin Gosens.

Robin Gosens in maglia Inter

L’ala tedesca scioccò l’Europa tra il 2019 e il 2021, dimostrando mostruose capacità aerobiche, atletiche e d’inserimento. Una macchina: 22 gol in due stagioni – 29 in totale con l’Atalanta. Di questi, 9 sono arrivati dopo un cross, una sponda, o comunque da un’iniziativa del gemello di destra (5 volte con Hateboer, 3 grazie a Castagne e 1 dal traversone di Mæhle). Ben 19, poi, sbucando sul palo più lontano, silenzioso come un ninja ma con l’impeto di un Frecciarossa. Insomma, l’interprete perfetto agli occhi di Marotta per sostituire il partente Ivan Perišić.

Eppure, l’Inter non acquista il vero Gosens. Complice la lesione al bicipite femorale che lo ha tenuto lontano dai campi per oltre cinque mesi, sembra il fantasma di sé stesso. Un ectoplasma pesante, prevedibile, impreparato alla fase difensiva e innocuo in fase offensiva. Il mancino educato di Dimarco lo condanna presto a un ruolo secondario: entra solo quando le scarse riserve d’ossigeno dell’italiano si esauriscono. San Siro un po’ storce il naso, ma sotto sotto continua a credere in lui. Robin sceglie il momento migliore per dire: “Questo sono io. Datemi tempo” – il gol del 3 a 0 nel derby di Coppa Italia contro il Milan, in spaccata sul secondo palo, come ai vecchi tempi.

Ma la stagione successiva non cambia le cose. Gosens resta la prima riserva, e quando parte dall’inizio non sprizza la stessa cattiveria vista a Bergamo. L’identità scomparsa riemerge a tratti: 4 gol, tutti di sinistro, tre dei quali capitalizzando un’azione costruita sulla fascia opposta. La rete contro la Lazio, in particolare, scatena nei tifosi neroazzurri una sensazione di rimpianto e malinconia (come sarebbe andata se Inzaghi avesse mai avuto a disposizione il vero Gosens?). Poi però c’è il pensiero razionale: e se Inzaghi, semplicemente, non avesse mai potuto sfruttarlo a dovere?

I 5 gol di Gosens con la maglia dell’Inter nascono da un suggerimento di (in ordine): Brozović, Lautaro, Dzeko, Lukaku, e ancora Lukaku. Notato qualcosa? Esatto, neanche un quinto. Dumfries, Bellanova o, più occasionalmente, Darmian, non hanno mai messo l’esterno mancino nelle condizioni ideali per lanciarsi nel modo più sgraziato ed efficace possibile e scaraventare la palla nella porta avversaria. Viceversa, il cross morbido e preciso è il biglietto da visita di Dimarco – tanto che, per un periodo, qualcuno azzardò la possibilità di schierare Gosens sulla destra.

Non che le ali di Gasperini avessero i piedi fatati ma, mentre il gioco di Inzaghi privilegia il traversone dal fondo, le trame bergamasche autorizzano e incoraggiano i quinti a tagliare dentro al campo per crossare spesso da dentro l’area – quindi da una zona molto più pericolosa. Inoltre, quando l’invito non proveniva dalle fasce, Gosens poteva contare su autentici cioccolatini serviti dai vari Iličić o Malinovskyi. L’Inter, senza trequartisti, basa tutta la sua qualità offensiva sul centrocampo e sulle due punte. Ma adesso c’è Cuadrado.

Juan Cuadrado in maglia Inter

Il tecnico neroazzurro ha finalmente a disposizione quell’esterno destro capace di offrire alternative d’attacco e, soprattutto, disegnare parabole pulite e precise nell’area nemica. Non sarà più giovane e forse resterà per un solo anno, ma Cuadrado ha tutto quello che a Dumfries manca – controllo palla, dribbling, iniziativa, buoni piedi. Persino nel suo ultimo anno (il peggiore a livello statistico da quando è arrivato alla Juventus), il colombiano ha tentato 83 volte il cross recapitando il pallone a destinazione in 34 frangenti (il 40,96% del totale, una percentuale tutt’altro che bassa). Anche i tentativi di saltare l’uomo (46) restituiscono numeri positivi (24 dribbling riusciti, il 52%).

La scelta è stata impopolare quanto logica: creare un dualismo speculare di quinti complementari. Cuadrado e Gosens, Dimarco e Dumfries. Uno si veste da assistman, l’altro da finalizzatore. Ed è così che, in un colpo solo, l’Inter potrebbe avere due giocatori nuovi (uno dei quali ritrovato). La scorsa stagione Gosens ha iniziato da titolare in appena 11 occasioni; 33 minuti in media a partita, tarando il dato unicamente sulle gare in cui è sceso in campo. Dimarco ha dovuto fare gli straordinari, nonostante l’autonomia limitata. Che i tifosi si mettano il cuore in pace, dunque. Vedranno Cuadrado indossare la loro amata casacca, ma ciò potrebbe significare vedere molto più spesso il vero Gosens.

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