Proviamo a capire il mercato del Sassuolo

La rosa a disposizione di Dionisi è particolarmente ampia e le voci sui movimenti in entrata superano quelle sulle possibili cessioni.

Giovanni Carnevali

Una rosa ampia può essere un’arma a doppio taglio. Solitamente, gli allenatori si dichiarano contenti di fronte alla difficoltà di scegliere tra i componenti di un reparto abbondante e variegato. La troppa concorrenza, tuttavia, può generare malumori nello spogliatoio ed esporre il mister a critiche per la cattiva gestione delle risorse. Alessio Dionisi lo sa bene, ma lui se ne frega e dalla sua rosa di 33 giocatori non si aspetta alcuna partenza. Anzi, spera che tutti possano rimanere ed afferma che “se dovesse uscire qualcuno, verrà sostituito”.

Una frase che sa un po’ di circostanza e disegna una situazione distopica, soprattutto in zona offensiva. Il gioco del Sassuolo è votato all’attacco, certo, ma in tutta onestà 6 punte centrali per un solo posto sembrano leggermente eccessive. Nel primo test stagionale contro il Real Vicenza, i neroverdi sono tornati al 4-2-3-1 che Dionisi perpetuò da De Zerbi per proseguire la felice convivenza tra Raspadori e Scamacca. Il tecnico toscano ha detto che la scelta è legata alle caratteristiche dei giocatori, e che gli piacerebbe poter cambiare anche a gara in corso, più avanti. Il quartetto offensivo è sceso in campo composto da Berardi, Volpato, Antiste e Pinamonti, per terminare col primavera Kevin Leone, Defrel, Bajrami e Mulattieri. Entrambe le opzioni sono state ugualmente prolifiche: 8 gol per tempo dal reparto attaccanti sui ventidue complessivi.

Alessio Dionisi allenatore del Sassuolo

Un ottimo segnale, no? Chissà come sarebbe terminata la partita se non fossero stati assenti Laurienté, Ceide, D’Andrea, Agustín Álvarez e Luca Moro! Insomma, avete capito qual è il punto. Le parole di Dionisi lasciano il tempo che trovano. Davanti ci saranno (dovranno esserci) degli esuberi o la situazione potrebbe rivelarsi ingestibile. Il problema è che, come dimostra la vicenda Frattesi e, prima ancora, quella Scamacca, trattare con l’amministratore delegato Giovanni Carnevali non è affatto semplice. E infatti, Domenico Berardi – l’eterna bandiera neroverde che ogni estate sembra pronta al salto definitivo verso una big – è ancora qui. Prima la Lazio, poi la Juve, poi ancora la Lazio: voci su voci che si accavallano e finiscono per spegnersi o passare in secondo piano per diversi motivi. Il costo che lievita stagione dopo stagione nonostante l’aumentare dell’età, il contratto del giocatore che dura fino al 2027, e, soprattutto, quello strano fetish al confine tra il piacere di farsi vanamente corteggiare dai top club e la volontà di mantenere tanti calciatori, troppi. Forse tutti.

Domenico Berardi in maglia Sassuolo

Ora, proviamo a uscire dal meme e pensiamo con raziocinio. Berardi ha posato per la presentazione della seconda maglia, nessuno ha mai detto con certezza che se ne vuole andare e Dionisi lo ha di nuovo definito “un giocatore determinante”. Ci sentiamo di pensare che i dirigenti del Sassuolo siano abbastanza convinti di tenerselo. A vita, probabilmente. Poi, sulle fasce ci sono Antiste (appena tornato dal prestito all’Amiens e autore di tre gol in amichevole), il confermatissimo Laurienté (che piace a molti, ma nessuno si è ancora fatto avanti), il fresco campione d’Europa Under 19 Luca D’Andrea, il polifunzionale Defrel – che come Antiste può fare anche il 9 -, e Ceide: per quest’ultimo si parla di Rosenborg, ma senza troppa convinzione. Sulla trequarti se la giocheranno l’ex Empoli Bajrami – che lo scorso girone di ritorno ha un po’ faticato a entrare nei meccanismi emiliani – e Cristian Volpato, il 2003 lanciato da Mourinho alla Roma. Il perno centrale è forse il nodo più intricato: Pinamonti ha preso la numero 9, poi è passato dal voler far “ricredere chi ha parlato troppo” a dire che “il mercato è imprevedibile”. Criptico. Luca Moro, tornato dal Frosinone, dovrebbe andare allo Spezia per una nuova avventura in Serie B. Álvarez dovrà recuperare dalla rottura del crociato avvenuta a fine maggio e, infine, l’unica vera certezza: Samuele Mulattieri. Arrivato dall’Inter come pedina per Frattesi e spacciato da molti per una plusvalenza gonfiata, lo scorso anno ha segnato 12 gol nel campionato cadetto e si è subito messo in mostra con 5 reti nella partita col Real Vicenza (di cui una in rovesciata). Aspettiamo a giudicare.

Samuele Mulattieri in maglia Italia

Negli altri settori, sta passando un po’ in sordina la probabile uscita di Maxime Lopez (anche se Rudi Garcia ha appena smentito un suo possibile approdo al Napoli). In ogni caso, Dionisi ha già trovato il successore: Daniel Boloca, classe ’98 acquistato dalla neopromossa Frosinone. Pure in mezzo al campo, però, le gerarchie non sono affatto prestabilite. Matheus Henrique parte avvantaggiato, Obiang è un ricambio sicuro, ma Thorstvedt ha dimostrato di apprezzare particolarmente il cambio modulo – 4 gol per lui in amichevole. Dietro, Müldür sembra destinato alla Turchia mentre il diciannovenne Missori sfiderà Toljan per la corsia di destra. Sull’altra fascia, Rogério non vuole rinnovare e potrebbe essere spedito altrove (anche se, ancora una volta, Carnevali spara alto: 10 milioni). Ma non temete: per la logica del “se dovesse uscire qualcuno, verrà sostituito”, il Sassuolo si è già inserito nella corsa per Doig del Verona. I sei difensori centrali sono, al momento, tutti piuttosto mediocri, e dunque tutti papabili per un posto da titolare. Infine, per non farsi mancare un ballottaggio, i neroverdi hanno accolto tra i pali Alessio Cragno, che quindi dovrà tentare di scardinare il quasi decennale presidio di Andrea Consigli – tentato dall’Atalanta, che potrebbe sfruttare tutti e tre i portieri per la lista Champions.

Questa la situazione in casa Sassuolo. Ci si attende un fluente mercato in uscita, ma nel frattempo sembra molto più attivo quello in entrata. Per citare Trinità: “Non ci avete capito niente, eh?”

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