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Scacco matto in tre mosse: come Giuntoli e ADL hanno rivoluzionato il Napoli

L’ottimo momento del Napoli è un riflesso delle scelte societarie

Ai classici recap di calciomercato, ormai chiusi da settimane, a volte è doveroso aggiungere qualche appunto per riconoscere i giusti meriti a un club. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, insomma. È il caso del Napoli, sulla cresta dell’onda non solo per l’attuale primato in classifica di Serie A e nel proprio girone di Champions League, ma anche per alcuni accorgimenti a livello decisionale. Vediamo come determinate scelte hanno impattato in positivo sul mercato, sulle casse societarie e sul rendimento della squadra.

1. Il Napoli ha chiuso il mercato con un saldo positivo

Le spese del Napoli sul mercato sono inferiori alle entrate. Il club partenopeo, per sopperire alla partenza di alcuni elementi fondamentali della rosa, ha completato l’acquisto di 8 nuovi giocatori, oltre ad aver riscattato Anguissa. Il saldo recita: +13 milioni di euro, con 68 spesi a fronte di 81 incassati.

Sposta gli equilibri Kalidou Koulibaly, passato al Chelsea per 38 milioni di euro (cessione più remunerativa dell’estate napoletana); di contro, è proprio il suo sostituto Kim Min-Jae a fregiarsi del titolo di acquisto più costoso: 18 milioni di euro, poco meno della metà. Vero è che ci sono ancora dei riscatti da esercitare, ma anche per alcune cessioni – per esempio i 18 milioni di Petagna legati alla permanenza in A del Monza – il Napoli deve ancora passare all’incasso.

2. Il Napoli ha tagliato il monte ingaggi del 27%

La cessione di Koulibaly si è fatta sentire – in positivo – anche sul monte ingaggi. Il centrale senegalese e Lorenzo Insigne, che rappresenta l’altra cessione illustre del club di De Laurentiis, erano i più pagati della rosa. Per tutti i nuovi acquisti il modus operandi di Giuntoli è stato il seguente: ingaggio massimo di 7 milioni di euro lordi a stagione (indiscrezione del Corsport).

Tra i giocatori attualmente allenati da Spalletti, le uniche due eccezioni portano il nome di Victor Osimhen e Hirving Lozano. I due attaccanti azzurri godono di un contratto stipulato due stagioni fa a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle auto-imposte di recente.

3. Il Napoli ha abbassato l’età media della propria rosa

La strategia degli uomini mercato in casa Napoli era chiara fin da subito: abbassare l’età media della rosa. Non che Spalletti avesse a disposizione solo ed esclusivamente giocatori “vecchi”, ma se pensiamo che il più anziano dei nuovi arrivati è Giovanni Simeone con i suoi 27 anni (oltre al portiere Sirigu, 35 anni, che ha sostituito Ospina di 33) non possiamo far altro che meravigliarci. Rispetto all’anno scorso, l’età media della rosa del Napoli è passata da 26,7 anni a 25,5.

Tra i nuovi spicca Khvicha Kvaratskhelia, che con i suoi 21 anni si è appollaiato nel ruolo del partente Lorenzo Insigne (31). Un cambiamento notevole, che assume una connotazione addirittura migliore se si osserva il rendimento in campo del giovane georgiano. Overall, l’età media degli 8 nuovi arrivati è di 22,1 anni (comprende anche l’assorbimento in prima squadra di Ambrosino, talento della nazionale Under 20 che Spalletti ha deciso di tenere)

Altra curiosità: come abbiamo scritto sul nostro profilo Instagram, nella sfida di Champions League contro l’Ajax il Napoli è sceso in campo con un’età media di 26,3 anni, addirittura inferiore a quella dei padroni di casa (26,6), da sempre noti per rose giovani e di prospettiva.

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