I nuovi principi dell’Atalanta

Un’Atalanta più compatta e meno arrembante, molto diversa da quella che conosciamo. Una soluzione temporanea o definitiva?

Atalanta in Serie A

Dopo 58 anni dall’ultima volta, l’Atalanta guida la classifica della Serie A. 9 gol fatti, 2 subiti e la sensazione di un’identità nuova, in controtendenza rispetto agli ultimi anni. Più solida e compatta difensivamente, più posizionale e reattiva, meno aggressiva in pressione e meno “dominante” tramite possesso e superiorità numerica nella metà campo avversaria. Ma guai a dirlo a Gasperini che, interpellato a proposito, ha tenuto a sottolineare la sua avversione verso il calcio difensivo, al punto di odiare – sportivamente parlando – chi ne esalta la superiorità.

I numeri parlano chiaro

Checchè ne dica il Gasp, la sua Atalanta, almeno in questo primo scorcio di stagione, è cambiata radicalmente. Alcune statistiche (ricavate da Soccerment), in cui i bergamaschi erano soliti primeggiare negli ultimi anni, confermano quella che è la percezione dal campo. Nella stagione in corso l’Atalanta è terzultima non solo per possesso medio (44%), ma anche per Field Tilt (41,48), ossia la percentuale di possesso nel terzo offensivo di campo, un indice molto utile per capire – all’intero del possesso totale – quanto spesso la squadra in esame prenda iniziative offensive piuttosto che congelare il possesso. Un dato che assume interesse soprattutto se messo in relazione col passato: nerazzurri primi nel 21/22 e nel 20/21 (66,31%) e secondi nel 19/20 e 18/19 dietro solo al Napoli. Prendendo in esame il PPDA, rapporto tra il numero di passaggi della squadra che imposta e il numero di azioni difensive compiute dalla squadra in esame che difende, e il Build-Up disruption, indice che quantifica l’efficacia distruttiva del pressing sul tasso di completamento dei passaggi della squadra avversaria, osserviamo un’Atalanta che si colloca a metà classifica in entrambe le statistiche, dopo aver concluso le stagioni passate sempre nelle prime tre posizioni. Insomma, l’Atalanta di quest’anno attende, pressa poco e cerca di arrivare alla conclusione velocemente con meno passaggi possibile all’interno della trequarti avversaria.

Gianpiero Gasperini

Una scelta temporanea o definitiva?

Abbiamo troppo rispetto per il lavoro del Gasp per non credere che questo cambio radicale sia frutto di una scelta lucida e ponderata. Gli esterni non sono particolarmente efficaci e costanti nel riempire l’area di rigore, ma comunque in grado di risalire velocemente il campo nelle transizioni offensive in campo aperto. Stessa cosa dicasi di Lookman, ma anche di Ederson, sempre a suo agio in conduzione, due nuovi arrivati su cui Gasperini ha puntato fin da subito, e Zapata e il giovane Hojlund, attaccanti dalla spiccata propensione alla profondità. Alla luce di ciò, potremmo anche considerare questa scelta come definitiva e a lungo termine. Principi più affini alle caratteristiche di una rosa sempre molto dotata atleticamente ma con meno soluzioni nella trequarti offensiva. Non è comunque da escludere, anche se meno probabile, un carattere temporaneo di questa scelta, una sorta di piano B, per ovviare alle partenze lente che hanno storicamente caratterizzato l’Atalanta e Gasperini che, dati alla mano, hanno sempre pesato non poco nella classifica finale. In attesa di trovare la condizione fisica necessaria per esprimere efficacemente il gioco aggressivo e dominante a cui ci siamo abituati.

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