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A questa Inter serve più Lukaku o Dybala?

Giorni caldissimi per il mercato nerazzurro. Da una parte la vecchia fiamma, dall’altra il promesso sposo. Ma questa Inter di chi ha più bisogno?

Facciamo un passo indietro. Alzi la mano chi, un anno fa, con la partenza di Conte e l’aria di smantellamento, credeva in questa stagione. Ai blocchi di partenza l’Inter si è trovata privata non solo del suo condottiero, ma anche dei suoi tre giocatori migliori – Eriksen, Hakimi e proprio Lukaku – sostituiti parzialmente da Calhanoglu, Dumfries e Dzeko. Simone Inzaghi non è dovuto ripartire da zero, ma quasi. Sulle fondamenta molto stabili dell’Inter contiana, ha costruito un’identità tutta nuova. Più proattiva che reattiva, più di dominio che verticale, più di possesso e associatività che di dinamismo.

Ora come ora non proprio la tazza di tè di Romelu Lukaku, autore di un biennio nerazzuro incredibile – 64 gol in 95 partite – grazie soprattutto ad un sistema costruito su misura per lui da Antonio Conte. L’attaccante belga nel corso della sua carriera, ma soprattutto negli ultimi tre anni, ha dimostrato di essere un giocatore con pregi (enormi) e difetti ben precisi. Straripante in campo aperto, un finalizzatore costante ed affidabile ma con grandi limiti nella partecipazione alla costruzione, soprattutto quando gli spazi si restringono. Al netto degli infortuni, la deludente annata londinese ne è la conferma. Il ritorno di Lukaku potenzialmente risolverebbe i consistenti problemi nerazzurri in fase finalizzativa, ma allo stesso tempo comporterebbe un nuovo stravolgimento tattico e identitario, atto a ricostruire quel sistema verticale congeniale alle sue caratteristiche. Se da una parte Inzaghi potrebbe rispolverare i concetti della sua esperienza laziale – d’altronde i punti in comune con Immobile sono molteplici – dall’altra ripartire nuovamente da zero significherebbe rallentare il processo di crescita, mettendo inoltre in difficoltà quei giocatori che si esprimono al meglio difendendo in avanti e dominando il gioco, come Bastoni, Brozovic, Calhanoglu, il nuovo arrivato Mhkytarian e l’altro promesso Bremer.

Paulo Dybala si inserirebbe in un contesto già pronto e in cui potrebbe esprimersi al meglio. Troverebbe un allenatore più in linea con le sue caratteristiche, un ruolo centrale, richieste più continue e precise. A sua volta l’Inter troverebbe un giocatore con cui continuare ed evolvere l’attuale progetto tecnico. Da seconda punta nel 352 di Inzaghi offrirebbe diverse soluzioni offensive e un’interpretazione più libera ed imprevedibile. Regia e costruzione, ma anche rifinitura, dribbling e precisione nella conclusione. Qualità e caratteristiche per alternare, a seconda delle necessità, l’attaccante puro al play offensivo. L’Inter non si dovrebbe adeguare a Dybala, ma è la Joya che si inserirebbe naturalmente nei meccanismi dell’Inter.

Insomma, la nostra impressione è che per Lukaku si debba cambiare davvero troppo. Le “minestre riscaldate” storicamente non funzionano mai molto bene, soprattutto se parliamo di un giocatore che potrebbe aver raggiunto il peak con Conte, e non sarebbe il primo. Dall’altra parte Dybala sicuramente non porta con sé i numeri dell’attaccante belga, ma con lui l’Inter potrebbe fare il salto definitivo in termini di qualità e credibilità del progetto, portando potenzialmente ad un miglioramento sensibile nelle prestazioni dei partner offensivi.

di Marco Piccolroaz

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