Dejan Kulusevski non è ancora un ‘giocatore da Juve’

Nelle prime uscite di questa stagione, Dejan Kulusevski è sembrato un giocatore sempre fuori dalla partita, anche quando è risultato decisivo ai fini del risultato

Dejan Kulusevski in maglia Juventus

“Kulusevski nel campetto lo accoppio con Dybala”, ha dichiarato Allegri in conferenza stampa. Seconda punta al fianco di uno tra Morata e Kean, ruolo che ha ricoperto qualche volta l’anno scorso sotto la guida di Pirlo e mai a Parma con D’Aversa (talvolta riferimento centrale ma sono situazioni imparagonabili).

“Può fare anche la mezzala, ma non deve giocare spalle alla porta”. Questo perchè Kulusevski non è (ancora) in grado di sfruttare il suo fisico nei duelli che un giocatore spalle alla porta deve affrontare continuamente. Lo confermano i numeri di questo avvio di campionato: Kulusevski è in assoluto il giocatore che perde più duelli P90 (11,79) tra coloro che hanno speso almeno 150′ in campo (lo svedese ha giocato il 42,41% dei minuti disponibili). Nella gara contro la Sampdoria in cui è stato chiamato in causa per più di un’ora di gioco ha intrapreso 15 duelli, vincendone solo 3 (20%). Si tratta di cattiveria agonistica, sicuramente, ma anche di spazi, distanze e tempi delle varie giocate che Kulusevski non ha ancora assimilato.

Dejan Kulusevski in maglia Juventus

Il talento svedese ha bisogno di correre in campo aperto per scaricare tutta la sua potenza. La partenza immediata, istintiva e (quindi spesso) incontrollata è infatti la prima giocata che Kulusevski tenta una volta in possesso. La giovane età – e la ristrettissima esperienza in partite ufficiali – non gli permettono di leggere sempre in modo corretto le varie situazioni di gioco. Kulusevski non ama gestire ritmi e possesso. Kulusevski va, e spesso si schianta contro il muro avversario.

Le qualità di Kulusevski sono sotto gli occhi di tutti, e il dribbling con assist annesso nella partita contro la Sampdoria ne sono una conferma lampante, ma per sbloccare tutto il potenziale del giocatore ci vuole tempo, lavoro e tanta pazienza. E soprattutto ci fiducia, cosa che Allegri, almeno in questo avvio di stagione, non sembra avergli dato (titolare una sola volta su sei, a Napoli in assenza dei sudamericani)

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